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La città d'acqua rievoca il mondo perduto di una civiltà di pescatori lagunari. Un luogo al limite, né mare né terra, come le esistenze messe in scena da Giulia Clarkson: al confine tra adolescenza e maturità, tra realtà e illusione. La laguna conserva la memoria dei secoli trascorsi negli oggetti depositati sui suoi fondali. Il giovane Frantziscu aiuta nella pesca il padre adottivo Salvatore, dentro un'adolescenza d'acqua salmastra. Ma la città di pietra avanza con le proprie logiche che tutto inglobano, soprattutto la laguna, i suoi abitanti, gli odori, i sapori e i colori. A Frantziscu non resta che la testa di un'antica statua restituita dallo stagno: oggetto ma anche ideale di donna destinato a confondersi con le figure femminili che il protagonista incontrerà nel suo nuovo, obbligato viaggio cittadino. È l'incontro-scontro con un'altra civiltà, il maturare e l'infrangersi di promesse, la perdizione e l'emarginazione, ma anche una prova da superare.